Sucralosio | |
Il sucralosio è un dolcificante artificiale noto col nome commerciale di Splenda negli Stati Uniti. Nell’Unione Europea è conosciuto anche col nome di E955. È 320–1000 volte più dolce del saccarosio,cioè all’incirca il doppio più dolce della saccarina e quattro volte più dolce dell’aspartame. Viene prodotto per clorurazione selettiva dello zucchero, ovvero mediante la sostituzione selettiva di tre dei gruppi idrossilici dello zucchero da cucina (saccarosio) con altrettanti atomi di cloro, producendo così 1,6-dicloro-1,6-dideossi-β-D-frutto-furanosil 4-cloro-4-deossi-α-D-galattopiranoside o C12H19Cl3O8. A differenza dell’aspartame questo composto è termostabile (non si degrada col calore) ed insensibile ad un ampio range di pH. Può quindi essere usato per i dolci da forno o in prodotti che richiedono di conservarsi a lungo. | |
Nome IUPAC → 1,6-Dicloro-1,6-dideossi-β-D-fruttofuranosil-4-cloro-4-deossi-α-D-galattopiranoside | |
Nomi alternativi → 1′,4,6′-Triclorogalattosucrosio Triclorosucrosio | |
Formula bruta o molecolare | C12H19Cl3O8 |
Massa molecolare (u) | 397.64 g/mol |
Numero CAS | [56038-13-2] |
Temperatura di fusione (K) | 130 °C |
Progetto:Chimica/Composti |
Vantaggi | |
Sapore simile allo zucchero
Il sucralosio ha un sapore simile a quello dello zucchero e quindi non ha alcun retrogusto sgradevole. Nei test scientifici sul sapore svolti da organizzazioni di ricerca indipendenti, è stato rilevato che il sucralosio ha un profilo di sapore molto simile a quello dello zucchero.
Stabilità termica Può favorire il controllo dell’apporto calorico Adatto per i diabetici Non favorisce la carie dentaria Lunga durata |
Confezioni e conservazione | |
Il sucralosio viene quasi sempre venduto in confezioni in cui viene addizionato con altri dolcificanti in modo di ottenere un prodotto che abbia, a parità di potere dolcificante, all’incirca lo stesso volume e la stessa consistenza dello zucchero. Questo perché il sucralosio è quasi 600 volte più dolce dello zucchero da tavola. Inoltre in forma di prodotto puro e asciutto il sucralosio è meno stabile alle alte temperature di quanto non sia in miscuglio o in soluzione con le maltodestrine. |
Uso nei prodotti di marca | |
Il sucralosio si trova in più di 4500 prodotti alimentari (cibi e bevande). Si utilizza in sostituzione, o in combinazione con altri dolcificanti artificiali come l’aspartame, l’acesulfame potassico o lo sciroppo di mais ad alto tenore di fruttosio. |
In cucina | |
Il sucralosio è il dolcificante artificiale più stabile esistente attualmente sul mercato, tanto che è possibile usarlo in molte ricette rimpiazzando completamente lo zucchero. Come detto nel paragrafo sulle confezioni, quando è venduto in forma granulare viene mescolato con altri composti in modo da poterlo sostituire allo zucchero mantendendo le quantità della ricetta originale. Le ricette che richiedono più di una tazza di zucchero (in ambiente anglosassone le ricette sono sempre espresse non in peso, come da noi, ma come volume, la tazza, appunto. Una tazza equivale a circa 280 mL), oppure quelle in cui lo zucchero da cucina serve come attivatore della lievitazione non possono essere sostituite completamente da sucralosio con buoni risultati. Lo stesso vale se è richiesta la capacità di scurire, come nei caramelli, che il sucralosio non possiede. In questi casi meglio sostituire con prodotti composti da miscela di sucralosio e zucchero da cucina (saccarosio). |
Sicurezza | |
Il sucralosio è stato accettato da vari organismi regolatori con competenze sulla sicurezza alimentare a livello nazionale e internazionale, tra cui il U.S. Food and Drug Administration (FDA), il Joint Food and Agriculture Organization/World Health Organization Expert Committee on Food Additives, The European Union’s Scientific Committee on Food, il Health Protection Branch of Health and Welfare Canada e il Food Standards Australia-New Zealand (FSANZ). La dose accettabile di ingestione giornaliera di sucralosio ammonta a 9 mg/kg del peso corporeo. (Si noti che lo Splenda è per lo più una maltodestrina.)
Per determinare la sicurezza del sucralosio, il FDA ha fatto riferimento a dati provenienti da più di 110 studi su uomini e animali. Molti di questi studi erano mirati a identificare possibili effetti tossici tra cui la carcinogenicità, danni all‘apparato riproduttivo e al sistema nervoso. Nessuno di tali effetti è stato riscontrato sull’uomo, e l’approvazione da parte del FDA si basa sull’accertamento che il sucralosio è adatto al consumo umano.” Dubbi sulla sicurezza del consumo di sucralosio sono stati sollevati a proposito di presunti effetti sul timo, una ghiandola molto importante per il sistema immunitario. Una relazione del NICNAS cita due studi sui ratti, entrambi i quali rilevavano “una significativa diminuzione del peso del timo” a certe dosi.I dosaggi di sucralosio, riportati nella relazione del NICNAS, che provocano danni al timo sono 3000 mg/kg bw/giorno per 28 giorni. Per un uomo di 80 kg, ciò significa l’assunzione per 28 giorni di 240 grammi di sucralosio, equivalenti a più di 20000 bustine al giorno per circa un mese. La dose richiesta per causare qualunque risposta immunitaria è di 750 mg/kg bw/giorno,o 60 grammi di sucralosio al giorno, più di 5000 bustine di Splenda al giorno (ci sono 11.9 mg di sucralosio in 1g di Splenda al dettaglio). Questi studi sono stati presi in considerazione dagli organismi di controllo prima di concludere che il sucralosio sia sicuro. Gli atomi di cloro sono legati al carbonio covalentemente nella molecola di sucralosio, rendendola un clorocarburo. Molti clorocarburi sono tossici; tuttavia, il sucralosio è differente perché è estremamente insolubile nei grassi e non si accumula nei lipidi come molti degli idrocarburi clorurati. Inoltre, il sucralosio non si scinde o declorura. Il grosso del sucralosio ingerito non supera il tratto gastrointestinale ed è direttamente espulso con le feci mentre solo il 11-27% viene assorbito. La quantità assorbita viene in larga parte rimossa dal circolo sanguigno dai reni ed espulso con le urine. |
Potere dolcificante, potere edulcorante | |
I dolcificanti sono sostanze naturali o di sintesi, capaci di conferire un sapore dolce agli alimenti a cui vengono aggiunte. Il loro impiego, comunque, non si limita al solo settore alimentare, ma si estende anche a quello medico – sanitario; dolcificanti naturali e di sintesi vengono ad esempio utilizzati per impartire un sapore gradevole alle preparazioni medicinali o fitoterapiche introdotte per via orale (sciroppi, tisane, infusi…), ma anche e soprattutto in sostituzione dello zucchero nei prodotti per diabetici e in quelli dietetici.
Detti anche edulcoranti, i dolcificanti vengono classificati in base a diverse caratteristiche, la più importante delle quali è il potere dolcificante. Questo parametro attribuisce ad ogni singola sostanza un determinato valore numerico, calcolato sulla base della capacità addolcente. Il riferimento, che corrisponde ad un potere edulcorante pari ad uno, è dato dal comune zucchero da cucina o saccarosio. Esprimendo il concetto in termini più tecnici, il potere dolcificante è “il rapporto tra la concentrazione di una soluzione di saccarosio e quella di un dolcificante che ha la stessa intensità di sapore”. Ad esempio, una soluzione acquosa contenente 0,25 grammi di acesulfame, a parità di volume e tipo di solvente, produce un sapore dolce analogo a quello di una soluzione contenente 50 grammi di zucchero. Di conseguenza, il potere dolcificante dell’acesulfame è pari a 200 (50/0.25). Per esaltare il potere dolcificante, eliminare retrogusti sgraditi ed evitare effetti tossici da sovradosaggio, si utilizzano molto spesso miscele di edulcoranti diversi. Quelli più utilizzati hanno un’origine artificiale (vengono ottenuti in laboratorio per sintesi o semisintesi); è il caso della saccarina, del ciclammato, dell’acesulfame, del sucralosio e dell’aspartame. Tra i dolcificanti naturali, quelli di più comune impiego appartengono alla categoria dei polialcoli; è il caso del sorbitolo, dello xilitolo e del mannitolo. Le sostanze dotate di un potere dolcificante nettamente superiore a quello dello zucchero sono definite dolcificanti intensivi. Grazie a tale caratteristica, gli edulcoranti intensivi sono utilizzati in dosi talmente contenute da risultare irrilevanti a fini calorici; è il caso, ad esempio, dell’aspartame, che pur avendo una densità calorica di 4 KCal per grammo, ha un potere dolcificante 160-200 volte superiore allo zucchero. |